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Writer's pictureMarco Diotallevi

Co-stories history: parte 1.

Quest'anno ha vinto nuovamente il brand Heinz, che ha sempre dimostrato una grande capacità di immergersi in nuove categorie di advertising. Come quella volta in cui ha lanciato una campagna proposta da unʼagenzia pubblicitaria inesistente, quella di “Mad Men”, la serie tv da ascolti record sul mondo della pubblicità anni ʼ60.


In una puntata di non so quale stagione, Don Draper, il protagonista principale, presenta a dei dirigenti di Heinz una campagna stampa con un pacco di patatine fritte e uno slogan (o meglio headline) che recita “Pass The Heinz”.

Heinz, a giugno 2017, ne fa una campagna vera. E il comunicato stampa che ha rilasciato recita: “Heinz approva una campagna proposta da Don Draper nel 1960.”


Ne ha parlato tutto il mondo. Per la prima volta una fiction ha avuto conseguenze nella realtà.


È stato un contenuto epico che ha tratto forza dallʼunione dei due universi. Questo progetto è stato premiato dai più prestigiosi festival di pubblicità e oggi rappresenta, probabilmente, una delle ispirazioni più alte nel mondo del

branded content. Le aziende più illuminate, quando devono raggiungere nuovo pubblico, non ragionano (solo) in termini di acquisizione media. Quello che cercano sono universi narrarativi diversi da loro, con i quali co-creare un contenuto che possa essere epico per varie comunità. Quelli di Heinz hanno usato unʼaltro universo narrativo come se fosse un influencer. E così, in questo cambiamento di prospettiva, la categoria influencer può essere molto più grande: non solo personaggi pubblici, ma anche prodotti editoriali come film/libri o altre aziende.

Come chiamare questo approccio? Co-Marketing? Sponsorizzazioni? Influencer Marketing? Stories Placement? Noi le abbiamo chiamate Co-Stories.



Stories.

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